Sicurezza in barca. Dove mettere le dotazioni a bordo

2023-02-22 18:36:30 By : Mr. Jack Yang

Su una barca a vela la sicurezza non si improvvisa, ma va pianificata e organizzata, anche dal punto di vista logistico. In questo articolo il navigatore Luca Sabiu svela dove mettere, a bordo della propria barca, tutti i dispositivi e le dotazioni di sicurezza. Un’attenta collocazione può fare la differenza in situazioni di emergenza: anche sulla vostra barca da crociera.

Non mi stancherò mai di ripeterlo. La sicurezza in barca a vela deve necessariamente essere pianificata, pensata in anticipo e quindi processata durante la navigazione. Solo così, quando si mette in atto una procedura, la stessa diventerà davvero efficace. Il mare è un ambiente che può rivelarsi molto severo e non accetta improvvisazioni. Inoltre, nel momento dell’emergenza il tempo corre sempre veloce.

Quando parlo di sicurezza in barca agli allievi che salgono a bordo del mio Class 40 Flow, mi accorgo che si pensa subito alla zattera di salvataggio o a un epilogo rischioso. Invece la pianificazione e il “metodo” servono proprio a evitare un brutto evento e diminuire le probabilità di entrare in emergenza.

Ma che cos’è esattamente un’emergenza a bordo di un cabinato a vela e come si gestisce? Immaginiamo una lunga linea. A un’estremità di questa linea c’è un possibile evento, come per esempio la rottura di una sartia, di una drizza, oppure l’apertura una via d’acqua o ancora un problema a un timone. Dall’altro capo della linea c’è l’emergenza. Ecco, in mezzo a questa linea c’è tutta la nostra preparazione, la nostra competenza, il nostro metodo. E quando andiamo in barca il nostro obiettivo è quello di tenere questi due capi il più lontano possibile.

In questa guida voglio svelarvi come preparo a livello di sicurezza il mio Class 40 Flow con cui navigo per oltre 8.000 miglia l’anno sia in oceano che in Mediterraneo. Scoprirete tante soluzioni che possono diventare spunti preziosi da sfruttare anche sulla vostra barca, anche se magari è un più comune cruiser e non una barca sportiva.

Fermo restando che non esiste il “metodo” giusto per tutti. Nessuno di noi ha la “Bibbia” della sicurezza in mare. Esiste però il “metodo” più affine a noi. Con i miei allievi insisto molto sul crearsi il proprio “metodo”. Questa è la chiave di volta formativa che rende il Comandante sempre più consapevole e quindi sicuro.

Cominciamo a tracciare il percorso del “metodo”. Immaginiamo di tracciare una linea longitudinale che divide a metà la nostra barca. A dritta troveremo tutte le cose facili, le soluzioni più semplici. A sinistra invece troveremo tutte le attrezzature, i dispositivi e i sistemi di soccorso.

Cominciamo sempre da prua verso poppa sotto coperta e poi in coperta. Non si tratta di punti di riferimento politici o ideologici. Qui il riferimento è semplicemente al semaforo verde e al semaforo rosso che sono facili da identificare per tutti. Quindi sia in coperta che sotto coperta una cosa facile la troveremo a dritta, mentre una manovra difficile la troveremo a sinistra. Adesso può sembrare banale, ma poi diventerà più chiaro.

Un altro punto focale del “metodo” sulla sicurezza a bordo è quello di collocare le dotazioni dove effettivamente ci servono. Per fare un esempio concreto, se i coni turafalle mi servono vicino alle prese a mare, sarà esattamente lì la loro ubicazione. Ma vediamo meglio nel dettaglio.

Per illustrare l’organizzazione e la collocazione di tutta l’attrezzatura e gli accessori relativi alla sicurezza a bordo del mioClass 40 Flow partiamo dagli ambienti interni della barca.

Sull’emergenza medica a bordo abbiamo lavorato molto. L’esperienza accumulata in regate oceaniche importanti, come la Mini Transat e la ARC (Atlantic Rally for Cruisers) sono state il banco di prova per arrivare a comporre e saper utilizzare una farmacia di buon livello. Avete mai provato ad avere bisogno di un farmaco e cercarlo di notte, magari bagnati fradici? Beh, non è sicuramente facile. Ma ritengo che il mio sistema faciliti molto la situazione.

A bordo di Flow abbiamo di due tipi di farmacie. Una di rapido utilizzo con cerotti, disinfettante, ghiaccio secco, pastiglie per il mal di mare e antinfiammatori che sono tutti riposti in una piccola bag stagna di colore rosso appesa a sinistra. L’altra che è quella principale invece è posizionata per scelta in un punto strategico e cioè vicino alla mia cuccetta che risulta accessibile sia dall’interno che dall’esterno. Il motivo di questa collocazione è che la farmacia in caso di abbandono dell’imbarcazione dovrà venire con noi.

Tutti i farmaci sono divisi per patologie e casistiche. Inoltre abbiamo dell’adrenalina, ghiaccio secco e sistemi per immobilizzare arti. All’interno della sacca c’è una legenda molto chiara sull’utilizzo e la somministrazione di tutti i farmaci che sono codificati con un numero e lettera, frutto di una dettagliata pianificazione da preparare a terra.

La massima sicurezza contro il fuoco, indipendentemente dalla quantità, qualità e tipologia di estintori a bordo, passa sicuramente attraverso una coperta ignifuga.

A bordo di Flow ne abbiamo due: una è posizionata vicino al fornello gas e l’altra in prossimità del vano motore. Vicino alla due coperte inoltre abbiamo gli estintori.

La causa maggiore degli affondamenti è l’improvvisa apertura di una via d’acqua che deriva spesso da una presa a mare mal tenuta o danneggiata.

È importante ricordare che vicino a ogni presa a mare vanno legati dei coni turafalle di dimensione adeguata, il che ci permetterà di intervenire riducendo l’ingresso dell’acqua per poi completare il lavoro con la pasta turafalle.

In oceano Atlantico a causa di un colpo sullo specchio di poppa abbiamo avuto una via d’acqua. Un apposito stick di pasta turafalle epossidico mi ha permesso di salvare barca ed equipaggio effettuando una sigillatura dall’interno che ha tenuto per più di due mesi.

Il catalizzatore dell’impasto è l’acqua stessa che in quel momento non vi mancherà. Questo accessorio è davvero indispensabile e bisogna sapere utilizzare questo materiale, così come tenerlo in una posizione ben precisa. Su Flow è posizionata in alto a sinistra, sempre ben visibile.

Nel 2007 durante un naufragio e avendo le costole rotte per via di una caduta il posizionamento dell’Epirb sulla mia barca ha fatto la differenza. Trovandomi in pozzetto da questa posizione ho semplicemente allungato la mano ed estratto dall’interno il mio Epirb.

Se fosse stato posizionato in un altro posto non sarei riuscito a recuperarlo facilmente. L’Epirb va dunque posizionato in un punto accessibile sia da dentro che da fuori la barca. A bordo di Flow ovviamente noi l’abbiamo a sinistra. E ricordate di fare il test verifica prima di intraprendere una qualsiasi navigazione.

Avete mai provato a navigare di bolina dura per 6, 8, 10 ore o più? Scendere a prendere del cibo può risultare faticoso e a volte rischioso.

Una sacca stagna apposita dovrebbe contiene generi di primo conforto, mandorle, barrette, bombe caloriche, cibo secco. La si butta in pozzetto e piano piano l’equipaggio la divora. Va mantenuta sempre in perfetto stato e verificata.

Il bidone “Survie”, ossia di sopravvivenza, sul mio Flow sta a sinistra. Questo è il mio lavoro e quindi sono molto rigido, ma avere a bordo una sacca stagna o, per chi ha spazio, il bidone del “Survie” è la vera differenza. Sulle mie barche non c’è alcun tipo di accessorio sparso per la barca, ma è tutto dentro il bidone.

Dentro ci trovate il Vhf portatile, piccole luci di emergenza, il Gps portatile più la batteria, una lampada frontale, fuochi e razzi di segnalazione, Antenna Vhf di rispetto e tutto quello che potrebbe farci comodo in una situazione di emergenza

Nota: è importante non confondere il bidone del “Survie” con la Grab Bag della zattera di salvataggio, sono due cose diverse, anche se hanno lo stesso fine.

Per questione di peso teniamo questa attrezzatura a centro barca. C’è la maschera, una bombola da 5 litri e un erogatore\manometro.

Viene usata raramente, ma ritengo questo componente una grande sicurezza. L’importante è avere quest’attrezzatura sempre perfettamente in ordine.

A bordo di una barca vorremmo portarci un’officina intera. Con la scusa del “potrebbe servire“ ogni tanto spunta un nuovo attrezzo o accessorio che pensiamo ci potrà essere utile. Ovviamente su barche come Flow però questo è impossibile e anche insensato. Abbiamo solo attrezzatura indispensabile.

Personalmente ho due ceste rigide e robuste. In quella di sinistra tengo attrezzatura per interventi più duri, quindi seghetto e lame, ricambi motore, avvitatore, qualche piastra già preforata con dadi e bulloni già pronti per avere più possibilità di utilizzarli. Poi ancora una pinza americana, la borsa dei ferri scelti e qualche altro accessorio, più l’ancora galleggiante in ordine. Nella seconda cesta, posizionata a dritta, invece tengo attrezzatura leggera quindi il bansigo, il saldatore a gas, il kit ripara vele, il kit elettronico (tester, fuse, faston, etc.).

I grandi skipper del Vendée Globe ci insegnano che molte emergenze si risolvono con il lavoro a terra. L’attrezzatura che imbarco è la stessa con cui navigo sia in Mediterraneo che in oceano. Per me non c’è differenza ed è frutto di un grande lavoro di pianificazione.

Questo comunicatore satellitare compatto lo uso da qualche anno. Grazie alla copertura satellitare globale puoi rimanere connesso quando i telefoni cellulari non te lo permettono.

Inoltre ha un sistema di messaggistica comodissimo, così Flow rimane sempre connessa e tracciabile da casa con tracking sempre attivo.

Avere a bordo un telefono satellitare (sempre carico) è una gran sicurezza. La possibilità di interagire in fonia con un medico, un rigger, una stazione costiera nel momento del bisogno può fare la differenza. L’altro grande vantaggio del telefono satellitare è quello di poterlo portare eventualmente a bordo della zattera. Su Flow abbiamo una stazione fissa Iridium e proprio per questo motivo per il portatile ho scelto un sistema satellitare diverso da Iridium e appunto Inmarsat.

Si tratta della rete storica, poiché è stata la prima a fornire l’accesso a connessioni telefoniche individuali via satellite grazie ad alcuni satelliti in orbita geostazionaria. Inmarsat non ha copertura ai Poli ma è adatta al mio tipo di navigazione oceanica. Il Gps integrato con possibilità di inviare la posizione completano le caratteristiche del telefono. Il telefono satellitare Inmarsat è posizionato a dritta.

Veniamo ora alle attrezzature e i componenti di sicurezza che l’equipaggio di Flow trova collocati in coperta, dove staziona per altro la maggior parte del tempo e soprattutto nei turni di guardia.

Avere una barca sicura significa poter effettuare rapidi check per avere la certezza che tutto sia in ordine. Un componente fondamentale e molto importante da tenere sotto controllo è l’albero e tutto il suo rigging, scottame compreso.

In genere applico del nastro isolante bianco sugli arridatoi e sui terminali del sartiame e con il pennarello indelebile faccio dei segni di riferimento. In questo modo posso tenere rapidamente controllato ogni piccolo possibile movimento o variazione. lo stesso lavoro lo faccio all’interno sui bulloni della chiglia. Quest’ultimo tra l’altro è uno dei tanti controlli presenti nella check list quotidiana a bordo.

Avere un problema a una drizza quando sei in mezzo al mare è una bella rogna. Ecco perché gli ultimi metri delle drizze, e più precisamente dove lavorano sulle pulegge in testa d’albero, sono rivestiti con una sovra calza in Kevlar. Tale rivestimento permette alla drizza di non usurarsi, durare più nel tempo e garantire sicurezza alla navigazione. Inoltre le drizze della randa e della trinchetta, ossia le due vele terzarolabili, hanno dei segni in prossimità degli stopper per una riduzione di velatura più rapida.

In una lunga navigazione è importante almeno una volta ogni due giorni verificare il perfetto stato delle calze nei punti di usura. Non possiamo permetterci di perdere una drizza per una rottura facilmente evitabile se controllata in tempo.

Per quanto non obbligatoria secondo la normativa italiana, la jack-line è un componente di sicurezza che corre lungo il ponte della barca e a cui attacchiamo le nostre cinture di sicurezza. Anni fa utilizzavamo solo cavi di acciaio per assicurarci alla barca. Oggi i cavi metallici sono stati sostituiti da fettucce tessili di grande resistenza e sicurezza. A bordo di Flow ne abbiamo tre, distinte e collocate in questo modo: una per lato sulla tuga che parte da prua e arriva alla fine della tuga passando internamente ai passavanti. E l’altra passante solo per il pozzetto.

In questo modo tutto l’equipaggio riesce a essere sempre assicurato alla barca. Tengo a precisare che le jack-line non devono essere assicurate alle gallocce di poppa, come si vede spesso su molte barche da crociera, perché il rischio di cadere in mare diventa troppo alto.

Durante le prime navigazioni a bordo di Flow mi sono reso conto che la barca arrivava spesso sopra i 15 nodi di velocità senza particolari problemi. A un certo punto mi sono girato ho guardato la scia e ho capito che era il momento di acquistare un’asta Ior anche per le navigazioni al di fuori delle regate dove è sempre obbligatoria. Con una barca così veloce non avrei avuto altra possibilità per effettuare un vero recupero uomo a mare.

Tengo questo componente installato a sinistra. Per maggiore sicurezza in fondo all’asta ho anche legato alla cima galleggiante libera due lampadine strobo ad attivazione salina. In questo modo l’asta è diventata molto più visibile in caso di caduta durante le ore notturne.

Una quindicina di anni fa durante una regata di Mini 6.50 in solitario mentre mi trovavo al traverso del Golfo di Genova per cause poco chiare un cargo stava per centrare in pieno una barca della flotta.

Quella notte mi sono ripromesso che avrei sempre tenuto nella prima tasca esterna più prossima a dritta un fuoco a mano bianco. Questa precauzione mi dà molta sicurezza perché, in caso debba rendermi visibile, entro pochi secondi riesco ad attivare questo mezzo di segnalazione. Diversamente ci vorrebbe molto più tempo per andare a recuperare nel bidone del survie. Quest’attenzione la pongo su tutte le barche su cui navigo.

A poppa di Flow sulla sinistra sono ben istallati e ordinati salvagente anulare e salvagente Rescue Sling per il sollevamento dell’uomo dall’acqua.

Personalmente la trovo una dotazione da usare in seconda battuta in caso di caduta uomo a mare. Come tutte le dotazioni a bordo del mio Class 40 le ho testate entrambe ripetutamente. Anche questo è il mio lavoro.

La frase che dico sempre è che in caso di emergenza “sulla zattera dobbiamo stare il meno possibile e il meglio possibile”. Per la zattera a bordo di Flow abbiamo optato per un dispositivo Arimar Ocean fornito da MagellanoStore con Grab Bag separata per risparmiare peso e avere un accessorio di dimensioni contenute.

Penso che il vantaggio di avere un Grab Bag sia molteplice. Intanto la zattera risulta più leggera da manovrare e alloggiare. Ma il vero grande vantaggio è la possibilità di inserire e aggiungere materiali e attrezzatura che sarebbe impossibile aggiungere in una zattera standard se non durante il momento di fabbricazione. Nelle lunghe traversate inserisco nel Grab Bag anche il telefono satellitare: in questo modo mi assicuro di ritrovarmelo poi sulla zattera.

Come Grab Bag ho scelto una sacca stagna di colore arancione gonfiabile. In questo modo evito qualsiasi problema di visibilità e galleggiabilità. A bordo di Flow la zattera è alloggiata al centro sotto il pulpito di poppa, un componente molto solido. È assicurata inoltre alla barca con delle cinghie contrassegnate con segni rossi e di fianco ho un coltello taglia cime altresì di colore rosso, per un’associazione visiva importante nei momenti concitati di un’eventuale emergenza secondo il concetto “rosso taglia rosso”. Così la zattera, una volta aperta, sarà sempre assicurata alla barca.

Come vedete in tema di sicurezza tutto a bordo di Flow è ragionato e pianificato in base alle esigenze concrete e di vita pratica durante la navigazione. Anticipare le emergenze in mare è una grande scuola di formazione e di approccio alla vela che torna utile anche nelle più tranquille navigazioni in crociera. Se volete approfondire l’argomento, la scuola Master Sail offre percorsi sulla sicurezza anche personalizzati e a bordo della vostra barca. Essere sicuri in mare significa goderselo appieno.

Mi chiamo Luca Sabiu, ma chi ha navigato con me mi conosce come il “comandante”.  Svolgo un lavoro meraviglioso: mi occupo di Formazione e sicurezza in mare. Sono Comandante Navi da diporto da una quindicina d’anni, un professionista oceanico con all’attivo decine di migliaia di miglia e navigatore solitario nella Classe Mini.

Istruttore federale FIV, UISP e dal 2020 Tutor per la Federazione Italiana Vela, ho creato negli anni una personale didattica da Sailing Coach con un lavoro One2One sull’allievo, centrandomi sull’approccio mentale e la gestione dello stress a bordo, diciamo che mi piace lavorare sulla autonomia del velista. Sono Formatore Altura per il Centro Velico Caprera a bordo del mio Class 40 Flow che è la mia “barca laboratorio”. www.lucasabiu.com

Volevo ringraziare veramente tutti, per l’ottimo lavoro svolto, con articoli sempre interessanti e professionali, con questo ultimo articolo Sulla Sicurezza in Mare e sul posizionamento delle attrezzature di sicurezza a bordo avete creato un nuovo standard, io mi sono avvicinato,ma non sono mai stato così meticoloso, Grazie dei vostri consigli, ho sempre pensato di esagerare in sicurezza, ma adesso, mi sento meno ossessivo. Un saluto, da un Piccolo Skipper

Ottimo lavoro Luca. Da focalizzare e provare. Vedrò nel ns ambiente dilettantistico. Grazie intanto Gianni Crivellari

super mai letto tanto per la sicurezza a bordo grazie per il tuo contributo. Spero un giorno di conoscerti Francesco

Tutti ormai parlano di sicurezza, basta poi leggere e subito ti accorgi di chi per mare va veramente e pratica le cose che poi scrive, davvero bello e interessante, ho già preso spunto , la sacca della bolina dura è geniale . Grazie e complimenti. Gabriele Randazzo

Questo se hai una barca sportiva vuota e tutto ordinato nelle reti a murata e bidoni… Ma come dovrebbe essere attrezzato un cabinato da diporto di categoria A?

Anti incendio: Sorvoliamo sugli estintori obbligati, oltre alla coperta in cambusa è bene avere un mangiafuoco e un altro per il tender; più vicino possibile al tambuccio poi una maschera gran facciale con bombola 5 L (che useremo anche per le ispezioni e lavori in carena) più che il fuoco, il nemico è il fumo.

MOB: I dispositivi funzionano… Se indossati. Personalmente, preferisco i salvagente manuali a marsupio con alla cintura il coltello nostromo e lo Spare Air; consigliati i braccialetti MOB quanti i posti omologati e due WHF/AIS portatili ICOM per la guardia . Per il recupero, inutile dire delle difficoltà di accosto e l’importanza di issare il pericolante orizzontale per prevenire il collasso; si raccomandano quindi le reti scramble a dritta e sinistra di poppa oppure il DAG di Nautica Giaro https://www.nauticagiaro.com/rescue .

Pronto soccorso: Oltre la sacca stagna in cuccetta di guardia, raccomando il noleggio di un D.A.E zainato con il kit RCP, da collocare in prossimità del tambuccio e di integrarlo col kit automedicazione, un collare Neklite e intraossea B.I.G. https://www.flamor.com/medicombat/ Se dotati di collegamento Iridium Certus e/o inmarsat, si raccomanda anche il kit telemedicina per nave https://www.nauticexpo.it/prod/telematic-medical-applications/product-69043-508359.html lo terremo a portata di mano alla postazione carteggio e attrezzeremo il divanetto contrapposto alla dinette come infermeria.

Antifalla: Prima cosa, avviare il motore, mettersi alla cappa e mollare tutto. Una semplice modifica con un raccordo a T alla presa di raffreddamento e useremo il motore come pompa di esaurimento oltre quella di sentina. Oltre ai cunei, opportunamente posizionati come suggerito, ci sono due gadget pratici e veloci: l’ombrello SEABUG per le prese a mare e l’Air bob per le falle https://www.nautinov.com/en

Ferramenta: In un gavone in pozzetto terremo a portata di mano l’imbracatura e la cintura degli attrezzi col necessario per i lavori all’albero e alle attrezzature di coperta; alla cuccetta di guardia la cassetta degli attrezzi in ABS. Non devono mai mancare una pinza multiuso seria (consigliata Roxon Storm) e una survival card in tasca, il Dremel a batteria e il generatore portatile.

Abbandonare la nave! Una buona regola, è tenere il tender pronto rizzato a poppa e l’EPIRB legato alla zattera. Nella grab bag, oltre le razioni di sopravvivenza e il dissalatore manuale, è bene mettere anche qualche genere di conforto per il morale come cioccolata fondente ed il mitico cordialino.

Il bravo skipper fa sempre un’esercitazione anti incendio e abbandono nave in porto prima di salpare e tira due bordi appena uscito con esercitazione MOB il primo giorno di crociera. SEMPRE.

Perché ad uno skipper armatore conviene frequentare una scuola di altura? Innanzitutto per imparare tutte queste cose utili, secondariamente, per accumulare le miglia certificate necessarie per i certificati di competenza RYA MCA…

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