Digital Detox, cosa sono e come funzionano le vacanze senza connessione e senza dispositivi elettronici | Corriere.it

2023-02-22 18:45:32 By : Ms. Grace Yang

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In Sardegna è nata la prima agenzia turistica specializzata in soggiorni senza smartphone o pc. Ma serve davvero allontanarsi dalla tecnologia per stare meglio?

«Bisogna riflettere su questo: perché vogliamo disconnetterci? Il punto di partenza è che la Rete moltiplica le nostre esperienze, sono aumentate le cose da fare e le nostre relazioni. Ma dall’altro lato ci lascia svuotati, tanto che arriviamo a volercene allontanare». Patrizia Catellani, professore ordinario di psicologia sociale presso l’università Cattolica di Milano, riassume così le sensazioni che sempre più persone hanno nei confronti della Rete, dei social e in generale dei dispositivi elettronici, disagi psicologici che li spingono a scegliere di prenotare una vacanza senza cellulari, pc o tablet. 

Si chiamano «digital detox» e sono weekend o una o più settimane in cui volontariamente ci si stacca da tutto ciò che ora fa parte della nostra quotidianità digitale. In Italia è diventata una tendenza soprattutto dopo il periodo di lockdown e stanno nascendo sempre più realtà che organizzano delle vacanze di questo tipo. Ci sono hotel che propongono camere senza connessione a prezzi scontati, pacchetti speciali per chi decide di lasciare gli smartphone nella hall per tutta la durata del soggiorno e addirittura centri in cui non c’è connessione nelle sale. In Italia poi è nata anche la prima agenzia turistica specializzata in digital detox: si chiama Logout Livenow ed è stata fondata nel 2020 a Cagliari da Gavino Puggioni (29 anni, direttore e «coach») insieme al fratello Giuliano (30 anni, videomaker e fotografo) e al socio Davide de Maso (26 anni). Propone dei pacchetti vacanze senza connessione, con l’obiettivo di far capire ai propri clienti l’importanza del benessere digitale e farli diventare consapevoli dei problemi legati all’abuso di oggetti come smartphone, pc, tablet o smartwatch. 

Durante le esperienze, come vengono chiamate questi particolari soggiorni, ci si separa da tutti i device smart (letteralmente, perché vengono rinchiusi in una cassetta di sicurezza che si aprirà solo al momento della partenza) per un periodo che va da uno fino a sette giorni. Senza dispositivi, si può lasciare spazio ad attività all’aria aperta, corsi manuali, gite in barca e seminari di benessere digitale, tenuti dallo stesso fondatore. «Non dobbiamo obbligare nessuno a consegnarci smartphone o tablet — sorride Puggioni — Così come non controlliamo la presenza di altri oggetti «nascosti». Chi viene qui lo fa perché è convinto». Ma serve davvero fare un breve periodo di distacco dai nostri gadget tecnologici per vincere la dipendenza digitale? «Disconnettersi può essere una soluzione, perché favorisce il cambiamento di prospettiva — riflette la professoressa Catellani —. Staccare aumenta la creatività e il problem solving, oltre ad essere un motivo per ricominciare, ma allo stesso tempo è preoccupante. Il rischio di interrompere le cattive abitudini per un periodo è che quando si torna alla normalità e non c’è una nuova strategia per superarle in modo definitivo gli automatismi tornano, una volta rientrati nel contesto». 

Anche per questo motivo, durante le esperienze di Logout Livenow i partecipanti frequentano dei brevi seminari di benessere digitale, tavole rotonde dove si affrontano i problemi legati al rapporto con la tecnologia e si cerca, insieme, di trovare soluzioni a lungo termine che lascino i partecipanti più forti delle loro nuove scelte. Puggioni assicura che alla fine del percorso i cambiamenti ci sono: «Spesso riceviamo mail di persone che, anche dopo mesi, ci ringraziano perché con il nostro aiuto hanno cambiato abitudini migliorando la propria vita». Il metodo di Logout Livenow è sostenuto anche dalle parole di Catellani, secondo cui «la vera soluzione sarebbe non solo disconnettersi, ma capire come cambiare profondamente e quali sono le modalità di utilizzare la Rete per conviverci in modo positivo». 

A soffrire di queste problematiche, spiega la docente, sono soprattutto i giovani che hanno subìto molto le chiusure causate dalla pandemia. «La presenza in Rete è aumentata tantissimo, per i giovani lo schermo è diventato un mezzo per avere relazioni e insieme un’armatura per difendersi da questo nuovo mondo che stanno iniziando a conoscere». Lo conferma anche Puggioni, che ha visto nell’ultimo periodo un cambiamento nella tipologia di clienti che arrivano nella sua struttura. «Oltre alle aziende, che ci sono state fin dall’inizio, adesso abbiamo coppie o famiglie intere che chiedono di venire qui per “staccare”. Ne sentono davvero l’esigenza». Il viaggio diventa così una terapia d’urto per queste problematiche «ma non è sufficiente» sottolinea ancora Catellani, secondo cui sarebbero necessari uno o più mesi per trasformare il cambiamento in una abitudine consolidata. Serve un piano, un programma da seguire gradualmente. «Dobbiamo darci dei piccoli obiettivi, regole per farci capire che riusciamo a farcela», conclude. 

Intanto le prenotazioni per i digital detox continuano ad arrivare a Logout Livenow, dove il momento di massima richiesta è proprio il mese di luglio, ma i soggiorni senza smartphone si possono fare tutto l’anno, sempre in Sardegna (anche se Puggioni rivela di essere già entrato in contatto con alcune realtà in altre regioni). E se l’obiettivo è sempre avere un miglior rapporto con la tecnologia, questo non significa che chi si occupa di digita detox sia contro l’innovazione. «Io uso lo smartphone e sono sui social, come tutti i ragazzi della mia età — precisa infine Puggioni— Non siamo contro la tecnologia, ma per il suo uso consapevole».

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