Come uccidere la tua famiglia - Bella Mackie - Thriller Cafe

2023-02-22 18:43:32 By : Mr. Owen Hu

Ricordate il tweet virale della vetrina di una libreria inglese che alternava l’esposizione del libro del Principe Harry con un altro di HarperCollins dalla copertina rosa e la scritta How to kill your family? Si trattava proprio del romanzo di Bella Mackie di cui vi parlerò oggi.

Non credo in Dio, ovviamente. Viviamo in un’epoca dominata dalla scienza e dalle Kardashian, quindi sento di appartenere alla schiera dei sani di mente.

Grace Bernard è in carcere perché accusata di aver commesso un omicidio, ma la cosa paradossale è che, pur avendo sterminato la sua famiglia biologica, è finita dietro le sbarre per l’unico crimine che non ha commesso. Questo “piccolo dettaglio” cozza con la grandiosa vendetta che ha deciso di mettere in atto, tanto che decide di scrivere le sue memorie da depositare in cassaforte fino alla propria morte. Allora il mondo saprà quanto abile, astuta e spietata è stata la sua rappresaglia contro la famiglia del suo padre biologico.

Avete alzato gli occhi al cielo così tanto da farli uscire dalle orbite? Bravi, è la reazione giusta. Possiamo soffermarci sulla stupida decisione di mia madre di fidarsi di un uomo che portava cinture dalla fibbia sproporzionata e amava i Dire Straits, oppure possiamo andare avanti. Ề evidente che non ho il tempo di analizzare a fondo quanto lui l’abbia manipolata e quanto lei sia stata ingenua.

Quel padre biologico così singolare è il ricchissimo Simon Artemis, rampollo di una famiglia di imprenditori nel campo della moda, reo di aver circuito la giovane modella francese Marie e di averla messa incinta. Il frutto di quell’amore (per la madre) e di quella scappatella (per il padre) è per l’appunto Grace, che crescerà solo con Marie, perché Simon e la sua intera famiglia la ripudieranno.

Ecco che nella mente di Grace monta rabbia e determinazione a distruggere la vita di Simon, uccidendone via via tutti i membri della famiglia ufficiale.

Grace porterà a compimento il suo grandioso piano di vendetta? Non senza un “aiuto da casa”.

Ho avuto delle belle carte, anche se non erano la scala reale che avrei voluto.

La scrittrice inglese Bella Mackie è in vetta alla classifica di vendite in patria da più di un anno con questo romanzo pieno di spunti umoristici stuzzicanti e dalla trama molto variegata.

Il titolo aveva conquistato anche me, quando è giunta la mail di assegnazione della recensione. Uccidere la propria famiglia… uhm, deliziosamente sarcastico e oltremodo appropriato dopo una giornata stressante di lavoro d’ufficio, faccende, spesa, cena, gatto da accudire e familiari da coccolare (anche in ordine inverso).

Leggendo, invece, ho scoperto che non si trattava di una guida universale su come far sparire (metaforicamente, sia ben chiaro) la propria famiglia ma del memoriale di una ventottenne incapace di empatia, che decide di prendersi ciò che ritiene sia suo di diritto, sterminando la propria.

Allora mi sono chiesta se la mancanza di empatia fosse solo funzionale all’umorismo della trama o se la scrittrice volesse insinuare l’idea che la protagonista possa essere una serial killer psicopatica. A suo modo, Grace lo è davvero ma è troppo intrisa di umorismo per risultare credibile come psicopatica. In alcuni passaggi sembra più una bambina che pretende con forza ciò che non le appartiene, facendo cadere la motivazione affettiva del “vendicare Marie” facendo soffrire Simon.

Si, ho deciso di agire per evitare che i miei soldi andassero a dei rifugiati terrorizzati; non mi fa onore, ma ognuno ha i suoi difetti. Ho ucciso sei persone, non ha molto senso indignarsi per la mia scarsa fibra morale.

L’autoindulgenza della protagonista, in effetti, è molto divertente ma questo british humor ostentato dall’Autrice non funziona Oltremanica, dove si prendono molto più sul serio, dal punto di vista letterario, faccenduole come commettere sei omicidi per vendetta.

Rimango della convinzione che la Mackie non sia riuscita a costruire una solida motivazione psicologica per la carneficina operata dalla protagonista che “non ha tempo” di approfondire, presa dal racconto minuzioso dei fatti che hanno portato ad ognuno degli omicidi, anche se la mole di pagine ci sarebbe tutta.

Neanche il finale, in realtà, mi ha soddisfatto, perché inserisce ad effetto un elemento nuovo, incognito sia al lettore che alla protagonista stessa. Ma su questo punto capirete che, essendo a rischio spoiler, non posso argomentare.

Molto bene riuscita, invece, la parte iniziale del libro, soprattutto nella descrizione del clima carcerario.

L’aspetto peggiore del carcere non sono le ore di attesa in cella, e nemmeno il cibo o i tagli e la privatizzazione che hanno portato degli idioti incompetenti con uniformi da due soldi a gestire pericolosi criminali. […] L’aspetto peggiore del carcere è che, ogni tanto, il politico o governatore di turno stabilisce che noi prigioniere abbiamo bisogno di qualcosa che arricchisca le nostre anime, che ci renda migliori, meno rozze ed inquietanti. [come istituire un corso di ceramica n.d.r.]

Tornando al brillante umorismo sfoderato dalla Mackie, è indubbio che questo sia l’aspetto che più valorizza il romanzo e fa da collante all’intera struttura, ma in alcune occasioni arriva a diventare forzato e fuori contesto.

Da brava Inglese, l’Autrice sostiene il principe Carlo (oramai Re), detesta Donald Trump (ormai ex Presidente) e dileggia il cinema italiano.

Ecco i tre esempi randomici, nell’ordine:

E credo valga più dei fuochi d’artificio che gli uomini sono convinti che le donne desiderino. Il principe Carlo, che mi sembra un tipo a posto, è finito in un mare di guai quando, rispondendo a una giornalista che gli aveva chiesto se fosse innamorato di Diana, ha detto che “dipende da cosa si intende per innamorato”

Di notte, quando non riesco a dormire e i pensieri volano immancabilmente all’impresa cui ho dedicato la mia vita, mi viene spesso in mente la signora Clinton, candidata contro quel bullo dalla pelle arancione. A prescindere dalle sue idee politiche, ha tenuto testa a un bullo che ignorava convenzioni e decoro. […] Ma rispetto a me Hillary aveva un vantaggio. Il suo avversario era un uomo da cui poteva prendere le distanze, in caso di sconfitta. Il mio invece era mio padre. Okay, forse tra le due la privilegiata sono io. Clinton non avrebbe potuto uccidere Trump, per quanto potesse desiderarlo. Vorrei tanto che ne avesse avuto l’occasione.

Era la cosa più sottovalutata su cui avessi mai posato gli occhi, e contate che una volta Sophie, la mamma di Jimmy, ci ha costretti a guardare La vita è bella.

Sarà che sono una fan accanita della scrittura di Woody Allen, ma la battuta onnipresente diventa forzatura che uccide i tempi comici, funzionali ad evidenziare gli aspetti satirici del testo.

Last but not least, mi rimarrà per sempre un dubbio semantico: se Come uccidere la tua famiglia non è un vademecum per far fuori i consanguinei molesti ma il resoconto di come Grace abbia ucciso “i suoi cari”, perché il titolo non è stato tradotto “Come uccidere la PROPRIA famiglia”? Mah, i soliti misteri editoriali…

Monica Bartolini ha scritto 73 articoli: visita la sua pagina.

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