Agnelli, i miliardi dell’eredità contesa: da 16 anni Margherita contro i figli- Corriere.it

2023-02-22 18:36:53 By : Ms. Renee Chan

Le ultime notizie sulla guerra, in diretta

Quando alle 8,48 del 24 gennaio 2003 un flash dell’Ansa annuncia la morte di Gianni Agnelli, la Ferrari di Schumacher è campione del mondo in carica, la Juventus di Lippi ha lo scudetto sulla maglia dopo quattro anni di astinenza, la Fiat è in una crisi nerissima (ne uscirà imperiosamente affidando la gestione a Sergio Marchionne) e il nipote John Elkann ha già da tempo lo scettro dell’erede designato, ovvero le azioni della Dicembre, la cassaforte torinese al vertice di tutto il gruppo con asset per quasi 30 miliardi (oggi Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus ecc). Ecco, diciamolo subito: qui risiede da sempre il vero potere che, se ben utilizzato, genera continua ricchezza. La Dicembre è il sacro graal. Il resto è “solo” qualche statico miliardo in immobili, opere d’arte, quote di fondi di investimento. Ma in quel momento, con la Fiat a rischio default, la cassaforte è una scommessa.

Il primo strappo in famiglia

Oltre alle luci dello sport e alle ombre dell’industria, l’inverno del 2003 si porta dietro il primo strappo in famiglia, apparentemente “ricucito” in fretta e senza eco esterna. Poi a distanza di 4 anni dubbi, sospetti e risentimenti sfoceranno in una lunga, sanguinosa guerra legale. Margherita Agnelli de Pahlen, 67 anni, unica figlia dopo il suicidio di Edoardo, andrà prima (2007) all’attacco dei professionisti più vicini al padre chiedendo conto del reale perimetro del patrimonio; e dopo (2020) chiamerà in causa i figli John, Lapo e Ginevra Elkann e gli atti della madre Marella Caracciolo per annullare, di fatto, tutti gli accordi sull’eredità. La prima offensiva (contro Gianluigi Gabetti, Grande Stevens e Siegfried Maron ) si è definitivamente chiusa col rigetto di tutte le richieste di Margherita ma ha fatto venire alla luce il mondo grigio e sotterraneo del patrimonio offshore dell’Avvocato. La seconda (contro figli e madre) è tuttora viva in diversi tribunali, italiani e svizzeri, a 20 anni dalla morte di Gianni Agnelli. Vediamo, in sintesi, le tre tappe fondamentali della saga familiare.

Un mese dopo la scomparsa di Agnelli, il 24 febbraio 2003 «ci siamo trovati - ha raccontato anni fa Margherita ai giudici milanesi - davanti al notaio Ettore Morone e a due suoi collaboratori che fungevano da testimoni, io, mia madre, mio figlio John, Gabetti e Grande Stevens, che era esecutore testamentario». La successione non si chiuse in quell’occasione. Ci furono diversi momenti di tensione, anche sulla distribuzione delle quote della Dicembre. «Ma le sorprese non erano finite. Perché … mia madre disse di voler donare a John la sua quota. Con il che, John diventa azionista di maggioranza nella Dicembre. Io ricordo di aver detto a mia madre: ‘Ma che fai!’. Ma alla fine ho capito che era stato tutto già concertato». Del resto erano le precise volontà di Gianni Agnelli: uno solo della famiglia deve comandare. Quel 24 febbraio 2003 la Dicembre è già divisa in tre parti (e generazioni) uguali: 33% Marella, 33% Margherita e 33% John. Ma contemporaneamente la nonna dona al nipote gran parte della sua quota e così si compie matematicamente il passaggio di controllo: il giovane Elkann (allora aveva 27 anni) prende la maggioranza della cassaforte che attraverso l’accomandita governa l’impero. Intanto parte un negoziato per chiudere la successione con Margherita. Si schierano gli avvocati e un anno dopo si arriva a quelli che passeranno alla storia della famiglia come gli accordi di Ginevra. Sono due fondamentali contratti. Il primo è l’accordo transattivo sull’eredità di Gianni in base al quale Margherita riceve immobili, opere d’arte, liquidità, rinuncia alla Dicembre e vende la sua quota (la Fiat in crisi toglieva appeal e valore alla partecipazione). Quindi, in teoria, nulla più a pretendere dalla successione del padre. Il secondo è un patto successorio con il quale viene già stabilito il quantum della successione di Marella e dunque la figlia rinuncia a rivendicare ulteriori beni. Perciò, sempre in teoria, nulla più a pretendere dalla successione della madre. Il tutto in cambio di circa 1,3 miliardi.

Però tre anni dopo, nel maggio 2007, Margherita dissotterra l’ascia di guerra. Che cosa era successo? Per un errore nel bonifico di un funzionario della Morgan Stanley di Zurigo, aveva scoperto l’esistenza di conti esteri intestati a società offshore di cui, a suo dire, non aveva mai saputo nulla. Dunque esisteva un patrimonio di Gianni Agnelli che è rimasto nascosto? Parte la causa contro la madre e i consulenti stretti dell’Avvocato (Gabetti, Grande Stevens, Maron) per ottenere un rendiconto. Ed è solo a questo punto che il conflitto si alza di livello, diventa pubblico, popolare, esce dai tribunali ed entra dai parrucchieri. Ne parlano tutti. È la guerra degli Agnelli, è l’Avvocato con i conti esteri che scopriamo un po’ meno mito e un po’ più finanziere, è l’irresistibile paradosso dei ricchissimi che si fanno la guerra per un tozzo di miliardi. La lunga causa di Margherita si chiude con una sconfitta su tutta la linea e il conto finale glielo presenta la Cassazione nel 2015.

L’ultimo affondo di Margherita

Nel 2019, sedici anni dopo il marito, muore a 92 anni Marella Caracciolo che con tre testamenti aveva lasciato tutto ai tre nipoti Elkann. Ma del resto abbiamo visto che Margherita con il patto successorio del 2004 aveva già rinunciato all’eredità materna . In teoria. In pratica l’agguerrita signora torna alla carica, pretendendo di azzerare gli atti ereditari e introdurre nella successione anche i suoi 5 figli de Pahlen, avuti nel matrimonio con Serge de Pahlen dopo i tre, poco più che ventenne, delle prime nozze con Alain Elkann. La partita in corso comincia nel febbraio 2020 quando Margherita e quattro dei cinque figli de Pahlen chiamano in causa presso il tribunale civile di Torino i tre Elkann ritenendo illegittima la successione a loro vantaggio dei nonni, cioè sia quella di Gianni Agnelli che quella successiva di Marella. I legali di John & C mantengono, in estrema sintesi, la stessa linea: Margherita ha negoziato e firmato gli accordi del 2004 in piena libertà anche di scelta dei migliori avvocati ed è stata liquidata, quando la Fiat era in difficoltà, con 1,3 miliardi; «perseguendo il vano obiettivo di screditare nell’ordine: madre, consulenti del padre e ora persino i propri figli primogeniti, Margherita in realtà scredita — tristemente — solo se stessa».

La causa per l’eredità di Gianni Agnelli

A che punto siamo con questo ultimo procedimento? La partita è sospesa perché gli avvocati degli Elkann hanno sollevato una questione pregiudiziale, ovvero la competenza di Torino a giudicare dal momento che in Svizzera sono in corso altri procedimenti sulle stesse materie. E ora il tribunale dovrà esprimersi sul difetto di giurisdizione. Italia o Svizzera? È anche una delle questioni chiave contestate da Margherita alla successione della madre: si è radicata infatti in terra elvetica, compreso il testamento a favore dei tre Elkann, ma Marella - in questa prospettiva legale - non aveva residenza abituale in Svizzera dunque l’ordinamento è quello italiano che però vieta i patti successori. Se passasse questa tesi potrebbe vacillare uno dei vecchi capisaldi (il patto successorio) dell’intero impianto dell’eredità Agnelli e Margherita potrebbe aspirare alla quota del 50% del patrimonio materno con possibili impatti sugli assetti della cassaforte Dicembre. Sempre in teoria. Ma per i legali degli Elkann gli assetti della Dicembre non possono essere messi in discussione e nemmeno gli accordi ereditari originari.

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