Multilateralismo e riforma del Consiglio di Sicurezza: India vs. Italia – La Voce di New York

2023-02-22 18:47:54 By : Ms. Frances Lu

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

Subrahmanyam Jaishankar (centre at table),  President of the Security Council for the month of December and External Affairs Minister of India, chairs the Security Council meeting on maintenance of international peace and security, with a focus on a new orientation for reformed multilateralism. At left is Secretary-General António Guterres. (UN Photo/Loey Felipe)

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, mercoledì è andato in scena il dibattito intitolato “New Orientation for Reformed Multilateralism”,  voluto dalla presidenza di turno dell’India. A presiedere sul tema del “multilateralismo riformato”, c’era il ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar: troppo ghiotta l’occasione per il suo paese di mettere al centro della discussione dell’ONU l’allargamento del Consiglio di Sicurezza con una riforma che conceda un nuovo seggio permanente al paese secondo nel mondo per popolazione e che si vanta di essere la più grande e “antica” democrazia del mondo.

Al dibattito sono intervenuti anche il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres e il Presidente dell’Assemblea Generale Csaba Kőrösi – ogni riforma dell’ONU deve essere infatti approvata a larga maggioranza dalla AG.

Durante il dibattito, su una questione in cui i principali paesi membri delle Nazioni Unite si sono divisi in gruppi rivali con proposte in conflitto che hanno finora “congelato” ogni tentativo di riforma, sono intervenuti anche ambasciatori i cui governi non sono rappresentanti per ora al Consiglio di Sicurezza ma che in un “open debate” avevano chiesto di intervenire.  Quindi ecco presente l’arcirivale dell’India, il Pakistan, e anche l’Italia che da un quarto di secolo guida quel gruppo, poi chiamato “Uniting for consensus”, che rifiuta l’allargamento a nuovi membri permanenti (con l’India, ambiscono anche Germania, Giappone e Brasile) e invece favorisce un consiglio più democratico con più seggi elettivi in rotazione.

Non era solo la riforma del Consiglio il tema “ufficiale” in discussione e Guterres ha tentato di focalizzare la discussione sulla più ampia questione di un multilateralismo che possa funzionare anche neel XXI secolo.

Indicando il rapporto “Our Common Agenda” – un progetto per la cooperazione globale e un multilateralismo rinvigorito – Guterres ha affermato che il rafforzamento del multilateralismo è stata la “massima priorità” della sua missione. Secondo Guterres “durante i periodi più bui della Guerra Fredda, il processo decisionale collettivo e il dialogo continuo nel Consiglio di sicurezza hanno mantenuto un sistema funzionante, anche se imperfetto, di sicurezza collettiva” che ha impedito il conflitto militare tra le maggiori potenze. Tuttavia, per Guterres, “il conflitto si è evoluto in modo drammatico” avvertendo che “l’umanità ha la capacità di annientarsi completamente”.

Contribuiscono anche la crisi climatica e le tecnologie digitali che diffondono disinformazione e incitamento all’odio. “Il cyberspazio, le catene di approvvigionamento, la migrazione, l’informazione, il commercio e i servizi finanziari e gli investimenti” vengono utilizzati come armi, ha continuato Guterres. “I quadri per la cooperazione globale non hanno tenuto il passo con questa evoluzione. La nostra cassetta degli attrezzi, le norme e gli approcci devono essere aggiornati”.

“In un mondo in cui l’unica certezza è l’incertezza, significa che quasi sicuramente le cose andranno molto peggio” ha detto Guterres. “La sfida da affrontare è chiara… salvare le generazioni successive dal flagello della guerra… con un multilateralismo rivitalizzato che sia efficace, rappresentativo e inclusivo”, ha concluso Guterres.

Il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Csaba Kőrösi, ha detto agli ambasciatori che il mondo si trova a un “crocevia storico” in cui regole, norme, strumenti e istituzioni internazionali che hanno guidato le relazioni per oltre 75 anni si trovano ad affrontare questioni profonde, esistenziali, di rilevanza “in un momento quando il mondo ne ha più bisogno”.

Emergendo dalla pandemia COVID-19 e alle prese con la crisi climatica, il debito prolungato e le emergenze alimentari ed energetiche, per lui una cosa è chiara: “Queste sfide globali sono troppo grandi per essere gestite da una sola nazione. La nostra unica speranza è sempre quella di trovare una soluzione multilaterale”.

Tuttavia, l’inazione e le forti divisioni geopolitiche hanno impedito risposte e progressi nel Consiglio di sicurezza. Ricordando che il Consiglio dovrebbe “agire per il bene di tutti [e] sostenere la Carta delle Nazioni Unite”,  quindi ha chiesto: “Queste spaccature continueranno a mettere in ombra la vostra capacità collettiva di mantenere la pace e la sicurezza internazionali?”. Korosi ha citato la guerra in Ucraina come un esempio di “azione collettiva fallita”, segnalando che “non è stata adottata una sola risoluzione del Consiglio per mitigare il tipo esatto di crisi che le Nazioni Unite sono state create per prevenire”.

Affinché le Nazioni Unite dimostrino la loro rilevanza, devono fornire soluzioni, ha proseguito il Presidente dell’Assemblea. “Le persone che serviamo non organizzano ordinatamente la loro vita in scatole etichettate come ‘diritti umani’, ‘sviluppo’ e ‘pace'”, ha affermato. “È nostra responsabilità… rispondere a questo… attraverso corpi, organi e processi – e sviluppare gli sforzi già in corso”.

Poi la questione del veto del Consiglio di sicurezza ha aperto una porta a una nuova forma di responsabilità poiché l’Assemblea generale è stata obbligata a intervenire quando le decisioni sono bloccate: ”Convocherò un dibattito formale sull’uso del veto nell’Assemblea generale nel 2023… e su come avvicinare i nostri due organi che lavorano insieme, svolgendo la loro funzione, a sostegno sia della pace che della prosperità”, ha detto Kőrösi al Consiglio.

Quando è stata la volta dei Quindici, ecco che si è delineata la posizione di chi appoggia la riforma voluta dall’India. Così con gli Stati Uniti, anche il Regno Unito, la Francia e gli Emirati Arabi Uniti hanno esteso il proprio sostegno alla concessione a membro permanente dell’India al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ambasciatrice Barbara Woodward, Rappresentante permanente del Regno Unito, ha dichiarato: “Il Consiglio di sicurezza deve, come altri hanno detto, diventare più rappresentativo del mondo di oggi e il Regno Unito ha chiesto a lungo la sua espansione sia nelle categorie permanenti che in quelle non permanenti, come il ministro degli Esteri del Regno Unito ha ribadito pubblicamente questa settimana: sosteniamo nuovi seggi permanenti per Brasile, Germania, India e Giappone”.

L’ambasciatore della Francia Nicolas de Riviere ha dichiarato: “Sosteniamo un’espansione del Consiglio di sicurezza per tenere conto dell’emergere di nuove potenze che hanno il mondo e la capacità di assumersi la responsabilità di una presenza permanente nel Consiglio di sicurezza. La Francia sostiene quindi le candidature di Germania, Brasile, India e Giappone come membri permanenti”.

Il ministro degli Emirati Arabi Uniti Noura Bint Mohammed Al Kaabi congratulandosi col ministro degli Esteri indiano, ha detto che “la tua voce in questa camera è necessaria e gli Emirati Arabi Uniti ribadiscono il proprio sostegno alla candidatura dell’India per l’adesione permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riformato”.

L’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield, ha chiarito che “all’Assemblea generale di quest’anno, il presidente Biden ha annunciato che gli Stati Uniti sostengono l’espansione del Consiglio di sicurezza sia nelle categorie permanenti che in quelle non permanenti, inclusa l’adesione permanente per l’Africa, l’America Latina e i Caraibi. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe riflettere le nostre realtà globali di oggi, non le realtà globali di 77 anni fa. Ma dato quanto sarà difficile raggiungere la riforma del Consiglio di sicurezza, dobbiamo essere flessibili nel nostro approccio al cambiamento… la riforma del Consiglio di sicurezza può essere raggiunta solo se i principali gruppi e gli Stati membri sono disposti a scendere a compromessi dalle loro posizioni di lunga data”.

A questo punto l’ambasciatrice ha ricordato come gli USA sono impegnati nel loro ruolo di mediatori – molto recente anche un incontro alla missione italiana con il gruppo “Uniting for Consensus”, vedi tweet sotto -: “Ho avviato una serie di consultazioni ad ampio raggio con Stati membri, blocchi regionali e gruppi di riforma per discutere sia proposte di espansione che altri modi per rendere il Consiglio più efficace, trasparente e inclusivo. Siamo aperti a idee creative e a percorsi credibili, sensati e politicamente fattibili. Questo è un tour di ascolto per ascoltare le idee di tutti i membri, poiché è fondamentale che tutti si vedano nel processo”.

Today, I continued UN Security Council reform discussions, welcoming ideas from the Uniting for Consensus group, including ????????????.

Look forward to working with all stakeholders on proposals to expand and modernize the Security Council. pic.twitter.com/eZkW507if6

— Ambassador Linda Thomas-Greenfield (@USAmbUN) December 2, 2022

Il ministro indiano Jaishankar, nel suo intervento ha cercato di “allargare” il consenso verso la proposta di riforma dell’India,  sottolineando “che gli Stati membri dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo dovrebbero avere una “rappresentanza credibile e continua” nel Consiglio di sicurezza”. “Le decisioni sul loro futuro non possono più essere prese senza la loro partecipazione. Altrettanto importante è rendere i metodi e i processi di lavoro delle istituzioni globali, incluso questo Consiglio, più responsabili, obiettivi e trasparenti. In caso contrario, questo Consiglio non farebbe altro che essere accusato di politicizzazione “, ha continuato Jaishankar, affermando che mentre il dibattito sulle riforme ha vagato senza meta, il mondo reale nel frattempo è cambiato radicalmente: “Lo vediamo in termini di prosperità economica, capacità tecnologiche, influenza politica e progresso dello sviluppo”.

External Affairs Minister @DrSJaishankar‘s statement at United Nations Security Council, #UNSCOpenDebate on Maintenance of International Peace and Security: New Orientation for Reformed Multilateralism. pic.twitter.com/Kyx7Bls8oL

— All India Radio News (@airnewsalerts) December 14, 2022

Quindi Jaishankar si è chiesto perché la comunità internazionale non riesca a soddisfare un così forte desiderio di cambiamento: “La risposta sta nella natura stessa del processo IGN”, ha affermato, riferendosi ai negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “uno perchè é l’unico nelle Nazioni Unite che viene condotto senza alcun periodo di tempo. Due, è anche singolare nell’essere negoziato senza alcun testo. E tre, non esiste alcuna registrazione che consenta di riconoscere e portare avanti i progressi… e ci sono suggerimenti secondo cui i negoziati iniziano solo quando è stato raggiunto il consenso. Sicuramente, non possiamo avere un caso più estremo di mettere il carro davanti ai buoi”, ha detto stizzito il ministro indiano.

Jaishankar ha espresso preoccupazione per il fatto che a tre decenni dalla formazione del gruppo di lavoro aperto sulle riforme del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “non abbiamo nulla da mostrare proprio per questi motivi. Questo sta creando un intenso senso di frustrazione tra i membri più ampi. I tentativi di proporre modifiche frammentarie non saranno accettati da loro come alternativa. Ha quindi affermato che il dibattito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il suo esito non solo aiuteranno a determinare quale tipo di “Nazioni Unite desideriamo vedere, ma anche quale tipo di ordine globale che meglio riflette le realtà contemporanee”.

Quando è intervenuto l’ambasciatore dell’Italia Maurizio Massari, ecco che veniva delineata la linea del gruppo “Uniting for Consensus” (di cui anche il Pakistan fa parte) senza il quale consenso molto difficilmente una riforma potrebbe passare in Assemblea Generale. Per rafforzare il multilateralismo, l’Italia “condivide l’urgenza e l’importanza di una riforma del Consiglio di Sicurezza”, ha sottolineato Massari e “l’Italia e i partner di Uniting for Consensus hanno una visione molto chiara su come raggiungere questo obiettivo”.

“Vorrei ribadire che a nostro avviso una riforma soddisfacente del Consiglio di Sicurezza è quella che lo porta ad essere più rappresentativo, democratico, efficiente, trasparente e responsabile e, in definitiva, più adatto ad affrontare le nuove sfide globali e la realtà odierna.”

#UNSC on reformed multilateralism: ??Amb. @MauMassari stressed that a reform is well within our reach, recalling the #UnitingForConsensus proposal for a more representative, democratic, efficient, transparent & accountable Security Council? pic.twitter.com/tuYjfc890j

— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) December 14, 2022

Quindi ecco l’attacco contro la proposta indiana:

Un Consiglio più trasparente significa che le decisioni non sono prese da un gruppo ristretto ed esclusivo che detiene la parola finale, ma da tutti i membri del Consiglio di Sicurezza in modo inclusivo.

Un Consiglio più rappresentativo significa andare oltre il semplice aumento del numero di membri del Consiglio di Sicurezza; significa aumentare le opportunità per tutti gli Stati membri e, quindi, accrescere il ruolo e la voce di quelli oggi sottorappresentati, in particolare l’Africa e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS).

Un Consiglio più responsabile significa che ogni membro deve rispondere all’intera comunità delle Nazioni Unite. I veti espressi in Consiglio negli ultimi mesi in relazione all’aggressione russa all’Ucraina hanno fornito un’ulteriore conferma dell’effetto paralizzante del veto sulla capacità di azione del Consiglio. Per questo motivo sosteniamo le iniziative volte ad auto-limitare l’esercizio del veto.

Più democratico significa semplicemente che ogni nuovo membro di un Consiglio di Sicurezza riformato deve essere eletto: la democrazia, come la conosciamo, si basa su elezioni regolari.

Più efficace significa un Consiglio che può agire rapidamente, che gode di maggiore credibilità agli occhi di tutti gli Stati membri e le cui decisioni sono pienamente rispettate e attuate, adempiendo così meglio al suo mandato.

Massari ha concluso: “Un Consiglio di sicurezza riformato è alla nostra portata di mano. Non è l’assenza di un testo a ostacolare i progressi verso un Consiglio di Sicurezza più efficace. Purtroppo, ancora oggi, il dibattito è spesso distratto dall’insistenza sul processo e sulle questioni procedurali invece che sulla sostanza e sulla ricerca di vere convergenze sulle questioni importanti, come la rappresentanza regionale all’interno del Consiglio. L’Italia continuerà a impegnarsi costruttivamente nella nuova sessione negoziale dell’IGN all’ONU (piattaforma di discussione sulla riforma, cui partecipa l’intera membership ONU) che inizierà il prossimo gennaio, e ci auguriamo che il resto dei membri faccia lo stesso”.

Da quello che abbiamo ascoltato finora, le posizioni all’ONU tra chi crede di meritarsi il privilegio di un seggio permanente e chi vorrebbe una soluzione più democratica, restano distanti. Di conseguenza anche la riforma del Consiglio di Sicurezza, a nostro parere, continua il suo percorso restando alla deriva lontana da ogni porto d’attracco.

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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