Magistratura da incubo: una storia vera a puntate (92) - La Fionda

2023-02-22 18:39:38 By : Ms. Winni Lin

Prima di riprendere il racconto ci soffermiamo per qualche riflessione sul contesto all’interno del quale si snoda la nostra storia. Ci viene lasciato credere che la “civiltà” e la cultura occidentale siano caratterizzate da inattaccabili libertà, delle quali godono tutti i cittadini, oltre che dalla tutela giuridica dei diritti fondamentali, peraltro contemplati, in Italia, dal dettato costituzionale. Ma è davvero così? Dall’11 aprile 2019 Julian Assange, intrepido giornalista, leader di WikiLeaks, si trova in regime di detenzione amministrativa, in una prigione del Regno Unito. Non ha mai subito alcun processo, eppure da circa quattro anni è in carcere”. Il governo degli USA, accreditato dai più grandi mezzi dell’informazione come il faro di tutte le democrazie, a Guantàmano, sull’isola di Cuba, ufficialmente dall’inizio del 2002, ha creato un campo di prigionia di massima sicurezza dove sono detenuti, senza processo e senza limiti di tempo, dei soggetti definiti “combattenti nemici illegali”. E’ inconfutabile che il mondo occidentale abbia dato i natali al nazismo, con tutti i suoi orrori, ma chi detiene il potere oggi, anche se non perde occasione per ammantarsi di spot “democratici”, seppure con le parole condanna gli abusi di alcuni autocrati del passato, sembra guidato in realtà da idee totalitarie non molto dissimili da quelle che dice di avere ripudiato. Il celebrato “garantista” Carlo Nordio, trincerandosi dietro il pericolo di un fantomatico “attacco allo Stato” da parte degli anarchici, non ha alzato un dito a favore di Alfredo Cospito, di cui lo stesso orientamento ideologico non può avere alcun punto di contatto con le associazioni mafiose. Inoltre l’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, a prescindere dal caso specifico, anche se applicato in modo oppressivo soltanto al peggiore dei mafiosi, ci appare come una disposizione/tortura applicata quale inaccettabile vendetta di uno Stato non democratico, molle, impaurito dallo scarso consenso popolare effettivo, incapace di migliorarsi, dove l’apparato normativo vigente viene annichilito e scalzato dal mero esercizio del potere. La pena esemplare viene invocata nei momenti in cui vacilla lo stato di diritto, quando l’arbitrio lo sta progressivamente soppiantando, quando inizia a fare paura il dissenziente del terzo valico o il pensiero eterodosso di chi critica le posizioni russofobe dell’Europa trascinata in guerra, quando il “ribelle” ci addita il re messo a nudo, quando Viviana Tononi (la Sonia dei sit-in fuori della RSA Airoldi & Muzzi di Lecco e non solo di quelli) manifestando in favore del prof. Carlo Gilardi, rivendica il primato della Costituzione e della Giustizia su tutto ciò che, dall’analisi dei fatti, si presenta come dispotico, feroce e privo di qualunque sensibilità. Questo è il Paese dove le cosiddette “battaglie di civiltà” mediatiche definiscono barbare le voci disallineate, questa è una regione del mondo che fornisce molta materia di analisi ai “complottisti” desiderosi di svelare i troppi “misteri” dello “Stato oscuro”, putrido organismo che, dopo la “scomparsa” delle coppole, delle lupare, dei pizzini, si è fatto organico alla globalizzazione e alla finanziarizzazione. Questo è il Paese delle logge mafio-massoniche (che, in genere, per chi è chiamato ad indagare non esistono) dove, in barba alle numerose forze dell’ordine, alla capillarità dei servizi di intelligence, alle telecamere di sorveglianza, alle microspie, alle intercettazioni telefoniche, ai tracciamenti digitali, all’identificazione biometrica, ai rilevamenti satellitari ed altri strumenti di sorveglianza totale, si sono realizzate latitanze lunghe e dorate (qualcuna di queste, si dice, dovuta alle “scelte investigative erronee” di un magistrato). Questo è il Paese dove il presidente della Repubblica, in una delle sue recenti esternazioni commemorative, ha affermato che “la verità rende liberi” e che “solo le dittature occultano la verità”. E’ appunto per la grande quantità di bugie che ci vengono regolarmente propinate che riscontriamo di non vivere in una condizione di democrazia sostanziale. Con le menzogne è stata intrapresa e viene alacremente sostenuta la guerra di genere. Con le imposture sono state create le condizioni per varare la legge n. 69/2019. Con le false accuse si intasano i tribunali. Falsità e mistificazioni albergano, senza più stupire un grande numero di persone, anche in ambienti istituzionali. L’orrida vicenda del prof. Carlo Gilardi è finita alla CEDU (ultima spiaggia giuridica). Nell’ultima comunicazione prodotta in sede europea dall’Avvocatura Generale dello Stato, in difesa dell’Italia (Further Observations of the Italian Government), al punto 21, si legge: “However, Mr Gilardi did not oppose the hospitalisation, which was necessary in order to protect and safeguard him, given his particular psychophysical vulnerability. Therefore, his transfer and stay in the aforementioned healthcare facility does not constitute – in the present case – a “deprivation of the personal liberty” under Article 5”. Eppure milioni di persone che conoscono la sua storia sanno bene che il ricco ed anziano professore, prima di essere accompagnato, contro la sua volontà, nel lussuoso gerontocomio, disse ai carabinieri: “Io in casa di riposo non ci vado, mi dovete mettere le manette” (frase pure nitidamente registrata). Nel Paese dove neanche a Lando Buzzanca, quando sarebbe giunto il momento, è stato concesso di aspettare dignitosamente la morte in casa propria, la norma che ha istituito la figura dell’A.d.S., grazie alla “interpretazione” di una certa magistratura, continua ad aggirare il disposto della legge n. 18/2009, a sopprimere le libertà costituzionali, a rastrellare illegittimamente patrimoni e a mietere quotidianamente vittime, trascinando nel vortice del business giudiziario, a qualunque costo e con ogni pretesto, anche i familiari dei “beneficiati”. A fronte di certe specificità politiche, tra le più “sudamericane” d’Europa, non ci sembra che la galassia degli anarchici costituisca un pericolo per gli Italiani. Per questi ultimi magari può costituire un rischio la vergognosa situazione in cui versa la giurisdizione, descritta prima nel libro IL SISTEMA e poi nel libro LOBBY & LOGGE, per la quale mai nessun governo asservito ai poteri forti, vecchi e nuovi, si mobiliterà. Forse può essere fonte di cruccio il fatto che i magistrati sbagliano spesso, ma non pagano mai di persona. C’è un migliaio di persone all’anno che finisce in galera innocente. Non ci sembra che un gruppo di anarchici possa mettere a soqquadro la vita della gente come potrebbe invece fare un tipo così. Può essere motivo di disagio esistenziale la consapevolezza che le maggiori istituzioni non sono impermeabili alle commistioni con il crimine organizzato. Tra le peggiori insidie che, in un batter d’occhio, potrebbero rivoluzionarie la vita di qualunque cittadino c’è il rischio di venire “beneficiato” da un giudice tutelare, che fa spallucce e magheggia, per finire così nelle grinfie totalitarie dell’amministratore di sostegno da lui nominato. Il protagonista della storia che stiamo raccontando, dopo aver trovato completamente vuota la cassaforte della madre ormai defunta,  qualche giorno fa, nell’aprire una credenza dell’abitazione della genitrice, ha trovato tracce dell’ultima e frettolosa razzia di cui è rimasta vittima l’anziana donna, da sempre appassionata collezionista di gioielli (nel giugno del 2020 ritenuta in grado di autodeterminarsi dal G.T. Anna Puliafito): alcuni contenitori di monili preziosi, ormai vuoti. Il nostro amico, indipendentemente dalla propria volontà, continua ad essere ingoiato dal sistema “tutela che diventa ragnatela”. Non ha ancora ottenuto dall’A.d.S. della sorella il rimborso di tutto quanto speso per la congiunta fino ad oggi: tasse, imposte, pagamento bollette, etc.. E’ riuscito, pochi giorni fa, ad ottenere per la propria congiunta l’assunzione di una badante. Dal 3 febbraio scorso, assistito da un legale, si deve misurare con un’imprevista mediazione ereditaria richiesta dall’A.d.S. citato, di cui non sono ancora chiare le mire (esercitate naturalmente nell’interesse della sorella!) quest’ultima praticamente amministrata, suo malgrado, da un estraneo, così come avviene d’abitudine con certa magistratura. Il suo penalista, il 26 gennaio 2023, ha scoperto che l’A.d.S. si è costituito come “parte lesa” nel procedimento penale attivato dalla procura della Repubblica contro l’istante/reclamante per simulazione di reato (a motivo di quanto dallo stesso denunciato il 16 giugno 2020) ed ha fatto opposizione. La prossima udienza penale si terrà alle ore 10,00 del 23 giugno 2023. A breve uno dei suoi avvocati civilisti depositerà il ricorso per Cassazione già redatto e notificato alla “controparte”, ovvero l’A.d.S. Caterina Tancredi.

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Autore straniero (ghanese), movente economico.

Strumentalizzazione analoga ai casi n° 3, 32, 46 e 73. Strage familiare compiuta da Alessandro Pontin che uccide i due figli e poi si suicida.  Ha ucciso indifferentemente Pietro e Francesca, senza distinzione di genere. Però la narrazione sottintende che quando ha ucciso Pietro lo ha fatto per morire insieme ai suoi figli, quando ha ucciso Francesca lo ha fatto per oppressione maschilista. Quindi se pugnala il figlio maschio è dramma della follia, invece per la figlia femmina è dramma del patriarcato, è stata uccisa inquantodonna e viene conteggiata tra i femminicidi.

Si grida subito al femminicidio, che l’assassina sia una donna si viene a sapere solo in seguito, quando spunta un video che riprende l’assassina mentre sferra la coltellata mortale. Ma l’episodio resta catalogato tra i delitti con movente di genere, Ylenia sarebbe vittima del patriarcato, uccisa inquantodonna in un Paese irrimediabilmente maschilista.

Strumentalizzazione analoga al caso n° 46. Strage familiare compiuta da Alberto Accastello che uccide la moglie, i due figli, il cane e poi si suicida.  Ha ucciso indifferentemente i gemelli Alessandro ed Aurora, senza operare distinguo in base al genere. Però quando ha ucciso Alessandro lo ha fatto per annientare l’intera famiglia ed annientarsi, quando ha ucciso Aurora lo ha fatto per oppressione patriarcale. Quindi quando spara al figlio maschio è un dramma della follia, la figlia femmina invece è stata uccisa inquantodonna e viene conteggiata tra i femminicidi.

La donna è morta per una tragica fatalità: il fratello di Paola Maria tampona lo scooter sul quale viaggiano lei ed il fidanzato. L’obbiettivo è proprio il fidanzato, dopo aver provocato l’incidente si scaglia su di lui per pestarlo e minacciarlo, vuole che interrompa il rapporto con la sorella. L’intento, anche se con modalità delinquenziali, è quello di proteggerla, non di ucciderla. Nemmeno si accorge che Paola Maria cadendo ha battuto la testa ed è morta. Di fatto è l’esito tragico ma involontario di un incidente stradale, anche se provocato. Però viene conteggiato come femminicidio. Episodio già analizzato a fondo su “La Fionda”.

Autore straniero (marocchino), movente economico.

Movente economico associato a disturbo mentale.

Oltre al movente economico e al disturbo mentale dell’assassino, si aggiunge il fatto che la vittima è un transessuale che si prostituisce. Biologicamente uomo, pPerò viene conteggiato tra i femminicidi.

Mario Bressi, in via di separazione dalla moglie, uccide i due figli e poi si suicida lanciandosi da un cavalcavia. Ha ucciso indifferentemente Diego ed Elena, senza distinzione di genere, la follia omicida lo avrebbe spinto ad uccidere ed uccidersi anche se avesse avuto due figli maschi. Nel suo delirio ha ucciso i figli per non separasi più da loro, quindi per un eccesso d’amore patologico. Però quando ha ucciso il Diego lo ha fatto per restare per sempre insieme a lui, quando ha uccido Elena lo ha fatto per oppressione di genere. Quindi per Diego è dramma della follia, Elena invece è stata uccisa inquantodonna ed è femminicidio.

Dinamiche simili si ripetono con continuità, anche in occasione di delitti con movente economico. Ad esempio la strage di Formia del 9 gennaio (n° 3) nasce da un’eredità contesa, l’assassino uccide la cugina Fausta Forcina ed il marito, poi si suicida. Anche in questo caso tre decessi, due uomini ed una donna. Per gli uomini il movente è esplicitamente legato a considerevoli interessi economici, per la donna bisogna fantasticare che sia stata uccisa inquantodonna per poterla inserire nel computo dei femminicidi.

Il padre bengalese in un raptus di follia tenta di uccidere entrambi i figli, un maschio ed una femmina, poi nel suo delirio esce nudo in strada, sporco di sangue e col coltello in mano, voleva uccidere ancora.

Il maschietto riesce a sopravvivere ma la femminuccia muore. Il femminicidio quindi si configura esclusivamente in base al genere della vittima, a prescindere da movente, contesto familiare e modalità omicidiarie che sono identiche per entrambi i bambini

Autore straniero (ucraino), con movente economico e disturbi mentali.

La strage del 31 gennaio a Mussumeli registra tre decessi: la madre, la figlia e l’ex amante della madre che dopo aver ucciso le due donne si toglie la vita. Il movente passionale è verosimile per l’uccisione della madre, assassinata dall’ex che non accettava la separazione. Una morbosa sensazione di possesso – ipotizzano gli inquirenti – può avere armato la mano dell’assassino. Nulla di tutto questo è invece valido per la figlia, il movente non è passionale e non può essere ricondotto né alla mancata accettazione della separazione, né alla gelosia morbosa, né al possesso maschilista, al patriarcato, etc.

Semplicemente la ragazza si è trovata nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, l’omicida ha fatto strage di chiunque fosse in casa compreso se stesso, nessuno può escludere che la figlia sarebbe stata uccisa anche se fosse stata un figlio, un nipote, uno zio. Infatti le cronache riferiscono che “l’altro figlio di Rosalia si è salvato dalla strage perché non era in casa”. Quindi nonostante la seconda vittima sia una donna, l’oppressione di genere non può essere il movente.

Autore del delitto straniero (tunisino).

Assassino straniero (rumeno) per movente economico.